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SANTUARIO DI SANTA LIBERATAchiesa s liberata

 

 

È posto sulla sommità del Monte Tirone, dove la tradizione popolare vuole sia stata rinvenuta una reliquia della Santa (Osso del braccio sinistro).

A seguito del ritrovamento, il posto diventa luogo sacro nel quale viene edificata una cappella di campagna.

 

Successivamente, nel 1904, essendo la chiesetta diventata inagibile al culto a causa di cedimenti strutturali, viene costruito l’attuale Santuario.

 

La Chiesa ha una monumentale facciata, interamente rivestita in pietra calcarenitica, ed è delimitata alle estremità da due campanili a pianta quadrata, connotati, in prossimità delle campane, da quattro aperture “a bifora”.

La parte superiore della facciata è caratterizzata da due nicchie disposte simmetricamente rispetto al rosone centrale polilobato e inquadrate da quattro lesene giganti di ordine ionico.

 

 

S._Liberata_internoLa pianta dell’edificio è di tipo basilicale con tre navate, di cui le laterali più basse rispetto alla principale. L’interno è stato adeguato al gusto barocco attraverso l’uso di gessi, stucchi ed, in alcuni punti, anche della doratura. La navata centrale è coperta da una volta a botte su cui si aprono delle voltine ad unghia in prossimità delle finestre rettangolare alte.

Nelle navate laterali, collegate alla principale attraverso delle arcate giganti a tutto sesto impostate su imponenti pilastrature di ordine composito, trovano posto degli altari con tele di Santi, tre per lato, che definiscono una sorta di cappelle coperte da volte a crociera.

Dalla navata destra si accede al locale retrostante, mentre, da quella sinistra, alla sagrestia, aperta anche verso la zona absidale; qui trovano posto la mensa e l’altare marmoreo policromo con la pala della Santa Titolare.

Sull’ingresso principale è ubicata, invece, la cantoria, simmetricamente opposta al presbiterio.

 

SantoStefanoPanorama

 

Questo luogo mistico, immerso nel verde dei castagni e circondato sui due lati da filari di acacie, cui si giunge tramite una stradina che dal paese si inerpica lungo il monte, infonde al pellegrino un senso di pace e serenità. Dal piazzale antistante la Chiesa si può ammirare un ampio panorama, che consente allo sguardo di spaziare dalla valle del fiume Savuto a quella del fiume Crati.

A partire da sud-est si scorgono il paese di Rogliano, il Monte Reventino, il caseggiato regolare di Martirano Lombardo, con alle spalle il Monte Mancuso, la parte alta di Altilia e Belsito; di fronte si staglia la catena dell’Appennino Tirrenico.

Proseguendo, si vedono la frazione di Vallegiannò, Piano Lago con la sua area industriale e Paterno Calabro con al centro il Convento e il Santuario di S. Francesco di Paola; verso nord, in direzione Cosenza, lungo la Valle del Crati, si intravede la catena del Pollino e, in prossimità del Santuario, il paese di Mangone, dove spicca la Chiesa di San Giovanni Evangelista.

 

statua                    reliquia

 

I festeggiamenti religiosi in onore della Santa, preceduti da un solenne novenario, si celebrano la terza domenica del mese di Settembre. La notte che precede la festa, la statua è vegliata in Chiesa da una moltitudine di fedeli provenienti da tutto il circondario, nel rispetto di una tradizione che si perde nel tempo.

Il giorno della festa, il simulacro e la reliquia sono portati in processione per le strade e le frazioni del paese. In tale occasione si rinnovano puntualmente anche numerose tradizioni popolari, tra le quali si ricordano il lancio dei palloni aerostatici confezionati artigianalmente e le sonate eseguite da zampognari dall’alba fino alla sera.

 

 

 


 

 

 

CHIESA MATRICE

 

 

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È probabilmente una delle Chiese più antiche del circondario. S trova in Piazza Mazzei e presenta notevoli difficoltà di identificazione. Da un manoscritto del 1800, in cui viene indicata come Chiesa parrocchiale, si ricava che viene distrutta dal terremoto del 1638. Per la sua ricostruzione sorgono numerose dispute tra cittadini che decidono di rifarla nello stesso luogo, ma con l’ingresso principale rivolto verso est.

La riedificazione avviene nel XVII sec. (1664) ad opera di maestranze locali con un impianto a navata unica e abside di fondo rettangolare.

Sul lato sinistro della navata si trovano una piccola cappella votiva e la sagrestia con una torre campanaria costruita in tempi successivi.

 

La Chiesa, circondata un tempo da un ambio “cimitero”, presenta una facciata in tufo realizzata dal Maestro Alfonso Nicoletti e composta da un finestrone e da due nicchie laterali nelle quali dovevano essere poste le due statue dei Santi Protettori: San Lorenzo e Santo Stefano.

Nel piazzale antistante la Chiesa si trova una Croce a ricordo della Santa Missione dei Padri Passionisti del 22 Giugno 1905.

 

 

 

 


 

 

 

 

CHIESA DI SAN ROCCO

 

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È situata tra i Rioni Capo Alfieri e Terravecchia. La Chiesa presenta una pianta ad aula con un portale di ottima fattura realizzato da maestranze locali.

L’anno di costruzione è il 1667, nel periodo in cui il paese viene colpito dalla peste; tale evento giustificherebbe la devozione a San Rocco, Santo della Carità.

 

 

 

 

 

 

 


 

 

CHIESA DI SANTA MARIA DEL SOCCORSO

soccorso

 

La Chiesa è ubicata nella Frazione di Vallegiannò. Costruita nel 1224, presenta una pianta rettangolare ad unica navata.

Il portale, realizzato nel 1757 da intagliatori locali appartenenti alla scuola roglianese, è scolpito in pietra arenaria. Prima romitorio, solo dal 1224 diventa convento, dove vivono i sette Martiri Francescani dell’Ordine dei Minori che nel 1227 muoiono in  Marocco a Centa.

Tali notizie si evincono da una iscrizione su pietra tufacea che, collocata inizialmente sulla facciata, trova posto ora all’interno per essere protetta dalle intemperie.

Nel 1947 la Chiesa subisce delle modifiche, vengono aperte due finestre sul lato sud e viene costruita la sagrestia con le relative porte interne per la comunicazione all’altare maggiore e alla cappella del Crocifisso; viene anche rimosso il baldacchino sovrastante l’ingresso.

La festa religiosa della Madonna del Soccorso si svolge il 5 Agosto; la statua è portata in processione per le strade di Piano Lago e delle campagne limitrofe.

 

facciata

 

 

 


 

 

 

PALAZZO PARISIO

 

 

Palazzo Parisio

 

Il palazzo, di stile seicentesco, viene costruito probabilmente intorno al 1674, come testimonierebbe la scritta posta sul lato destro della facciata (A.D. MDCLXXIV).

Si trova nel Rione Capo Alfieri, attuale Via Gramsci, nella parte più antica del paese.

Domina tutte le abitazioni sottostanti e la piccola chiesa di San Rocco, che un tempo doveva essere la cappella privata della Famiglia che abitava il palazzo.

 

L’ingresso presenta un portale in pietra sul quale compare una scritta che attesta la proprietà della Famiglia Parisio.

Dall’androne, in acciottolato, si accede, mediante una scala a più rampe, al piano superiore e, tramite ingressi laterali, ai locali del pianterreno.

Al piano superiore, attraverso un terrazzino, si giunge all’appartamento gentilizio, composto da ampie stanze di cui alcune con pitture a parete e con decorazioni sul soffitto che ne testimoniano l’importanza e la bellezza.

 

La struttura del fabbricato è lignea con quinte in muratura e tegole a coppi.

Al di sotto del palazzo esistevano due gallerie comunicanti con il territorio detto “Serraleta” appartenute alla Famiglia.

 

 

 

 


 

 

 

LA MINIERA DI CARCARULA

 

 

Loc. Foresta

 

 

La miniera si trova in agro del comune di Santo Stefano di Rogliano, in un’area meglio conosciuta col nome di ‘Foresta’ al confine con il territorio di Rogliano e a pochi chilometri dal centro storico posto a ridosso della collina del Tirone. Per arrivarci occorre seguire la vecchia strada che passa per il santuario di Santa Liberata e s’inerpica verso i circa mille metri di località ‘Carcarula’.

 

Il luogo è ameno: un verde e ridente paesaggio fa da cornice ai fabbricati rurali sparsi fra i castagni secolari, le conifere e le limpide sorgenti d’acqua che costituiscono parte essenziale di una natura bella e ancora incontaminata.

Lasciata la strada asfaltata, per giungere sul posto bisogna percorrere più di un chilometro lungo un vecchio tratturo utilizzato per il passaggio dei muli, che venivano adoperati per il trasporto del legname e, nel caso specifico, dei pesanti sacchi di materiale estratto destinati ad un primo deposito di Mangone, quindi ad essere smistati (per gli usi del tempo) presso lo scalo ferroviario di Piano Lago. All’epoca, la politica autarchica voluta dal regime fascista imponeva la massima valorizzazione delle risorse energetiche nazionali (tra queste i giacimenti nel sottosuolo) per far fronte alle esigenze della Nazione impoverita, ricordiamo, a causa delle sanzioni ed al blocco delle materie prime.

Il sito è costituito da tre gallerie con singolo accesso.

 

 

Alla scoperta del 2016 sono seguiti i contatti con gli esperti oltre al proprietario del terreno sul quale sorgono le miniere, il mangonese Michele Venneri. Attraverso i ricordi del proprietario e quelli della ultranovantenne signora Maria Mauro, anch’essa di Mangone, è stata sommariamente ricostruita la storia degli impianti di estrazione.

Le miniere, infatti, sorgono su un terreno che, sebbene di proprietà dei Venneri sin dal 1912, era gestito, immediatamente prima della Seconda Guerra Mondiale, dal parroco del luogo, don Giuseppe Andrieri, il quale per primo si accorse della presenza di carbon fossile nel terreno.

Un sopralluogo degli esperti confermò la presenza del minerale, ma i lavori di estrazione cominciarono effettivamente solo quando alla proprietà del terreno subentrò Franceschina Fuoco, madre dell’attuale possidente. Alle miniere santostefanesi approdarono in quegli anni, dai paesi limitrofi, decine di minatori e trasportatori.

Le miniere vennero però abbandonate dopo solo pochi anni di attività. Lo scoppio del Secondo Conflitto causò la dismissione dei giacimenti e le gallerie furono usate come rifugi anti-bombardamento.

Per essere sepolte, col passare degli anni, da sterpaglie e terriccio e quasi cancellate nei ricordi delle ultime tre generazioni.

 

Tre condotti sotterranei (uno è ricolmo d’acqua alla base), parzialmente esplorati, di altezza e larghezza variabili (2,5 – 3 metri), con più diramazioni interne, dove evidenti appaiono gli strati di carbone misto ad altri minerali e qualche piccola formazione di origine calcarea sulle pareti. La buona conservazione della cava è dovuta al ‘tappo’ di terra e materiale vegetale venutosi a formare all’imbocco delle gallerie subito dopo l’abbandono (probabilmente all’indomani del secondo conflitto mondiale), che nel tempo ha preservato il complesso degli elementi che costituiscono i tre tunnel. Nelle mappe geologiche la zona in cui ricade il sito minerario viene indicata risalente al Paleozoico (542 milioni – 251 milioni di anni fa), la cosiddetta Era Primaria (un dato importante) con un aspetto stratigrafico del terreno che rientra in una lunga e stretta fascia geografica dissimile per caratteristiche geomorfologiche dai territori confinanti.

Anche il toponimo ‘Foresta’ potrebbe essere indicativo della particolarità del paesaggio: di quello attuale, ma soprattutto di quello antico. Paesaggio che si sarebbe evoluto grazie a condizioni ambientali (clima – mutazioni del terreno – presenza di acqua e batteri) che in milioni di anni avrebbero consentito la trasformazione di una grande massa di vegetali, soprattutto alberi, in roccia sedimentaria di origine fossile: il carbone. Una ipotesi che potrebbe portare a studi più approfonditi sull’origine e sulle caratteristiche del territorio, a nuove scoperte in ambito geologico ed archeologico.

 

 

 

Miniera            Miniera 2

 

 

 


 

I PERCORSI NATURALISTICI

 

 

Percorso 1Percorso “Santuario Santa Liberata – Castagneto – Manche Iachetta – Schioppo”:

Partire dal Santuario e percorrere la strada interpoderale che sale nell’area montana per circa 4 Km. Durante il tragitto è possibile ammirare una serie di antichi casolari (Greco, Chiaie, Iachetta, Foresta e Casanova).

 

 

Percorso “Capo Alfieri – Torrente Ara”:

Dal Rione Capo Alfieri imboccare la strada antistante il Palazzo Parisio e proseguire per il “Destro”fino al torrente Ara. Si incontrano i casolari di Torricella, Genise, Sorbo, Chianetto e Soverno.

 

 

Percorso “Schioppo – Purrano –Acqua di Piatto – Pietra del Campanello – Viscardo”:

Partire dalla località Schioppo, proseguire lungo la strada interpoderale e poi imboccare la strada provinciale Cellara/Colle d’Ascione fino alla sorgente Viscardo. Lungo il tragitto si passa per la località Purrano, dove, tra una fitta vegetazione di pini, castagne e querce, sgorga una limpida sorgente.

 Percorso 2

 

Percorso: “Mauritanella – Mauritana – Serraleta – Petrara – I lupi – Torno”:

Partire dalla località Mauritanella sulla strada Rogliano\Saliano e proseguire per circa 5 Km. E’ un percorso ricco di sorgenti, quali Accio, Cristarello, Fuscinello, che confluiscono nell’acquedotto del Merone.

 

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